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#recensione teatro. “Juliet ≡ Romeo” al Mandanici di Barcellona Pozzo di Gotto: l’interazione tra attori e pubblico e’ un fattore essenziale

Scritto da il 30 Settembre 2020

Performativa ed emozionante la messa in scena dello spettacolo “Juliet ≡ Romeo” del Laboratorio multidisciplinare curato dal regista Sasà Neri, andato in scena lo scorso venerdì 25 settembre 2020 nel Teatro Mandanici di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) grazie alla giunta uscente di Roberto Materia.

Lo spettacolo, durato circa due ore, è liberamente ispirato alla tragedia di “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare, composta tra il 1594 -1596. Gli attori dell’Associazione “La Luna Obliqua” di Sasà Neri hanno portato sul palco anche musiche e canti dal vivo, lavorando molto anche durante la quarantena.

La trama dei due innamorati non ha subito nessuna variazione: il pubblico del Mandanici ha vissuto tutte le fasi d’amore e di dolore dei due protagonisti seguendoli fino alla morte con il fiato sospeso.

“Vissuto”, infatti, è il termine più adatto per descrivere il rapporto che si è creato tra pubblico e artisti. Questo perché ad essere stravolto è stato il linguaggio del tessuto narrativo, visivo e descrittivo della vicenda nello stile del Teatro degli Esoscheletri.

Lo spettacolo è stato impattante sin da subito: “Juliet ≡ Romeo” è iniziato con la proiezioni di un breve video dalla fotografia iperrealistica ed emotiva, e dal linguaggio ermetico e incisivo.

Nel frattempo una buona parte degli attori, “risvegliata” in mezzo al pubblico, ha rivestito uno stato d’animo, come avente un copione a sé ma attinente ed essenziale al plot, interagendo con lo spettatore pur mantenendo le distanze di sicurezza. I loro monologhi sono stati delle citazioni extratestuali: riconoscibili i versi e le rielaborazioni delle altre opere di Shakespeare.

L’interazione tra attori e pubblico è un fattore essenziale per godere dell’esperienza teatrale, percepita – come dice il regista Sasà Neri – nei termini di “una nascita continua”.

Rompendo la parete invisibile tra scena e platea, gli attori non hanno solo comunicato con gli spettatori ma hanno innescato in loro il principio di partecipazione.

Le scene non sono state costruite secondo i parametri tradizionali: l’immagine della morte dei due innamorati, interpretata dai talentuosi Chiara Frisone nei panni di Juliet e Alberto Zaccaro in Romeo, non si è svolta secondo le direttive classiche. I due attori sono rimasti in piedi sul palco, hanno rivestito i personaggi in un gioco alternato di dialoghi, mettendo così in evidenza l’azione immaginifica della parola: un dialogo formulato “da dentro”.

Stravolti anche gli abiti della tragedia. Se vi aspettate lo stile tipico d’abitudine, siete fuori strada: abiti bianchi e neri in stile gothic romantic style. Volti bianchi con disegni neri, labbra invisibili o scure, oggetti luminosi tra le mani.

Se per costruire un contesto si eliminano gli abiti, i prospetti ambientali e i brani classici, ciò che resta e che rende forte il legame con il personaggio da far muovere sulla scene è l’interpretazione.

E gli attori di Sasà Neri hanno convinto tutti.

Prolungati applausi, quindi, per Chiara Frisone (Juliet), Alberto Zaccaro (Romeo), Michela Bonvegna, Alice Manna, Marta Sottile, Marea Mammano, Marco Blandina, Roberta Macrì, Stefania Maresca, Nino Genovese, Giorgio Galipò, Ferdinando Crisafulli, Marina Cacciola, Alice Camardella, Ninetta Napoli, Giuliana Quinci, Viviana Romano, Alice Ingegneri, Simona Anastasio, Davide Colnaghi, Dino Costa, Andrea Rappazzo, Giusy Recupero, Riccardo Ingegneri, Simone Siclari, Giacomo Cimino, Gaia Barilà, Emilia Cacciola, Aurora De Domenico, Maria Ferlazzo, Nadia Grano, Martina La Rosa, Annalisa Manfredi, Elisa Messina, Carol Minutoli, Eleonora Mondello, Ramona Muffari, Cristina Pulejo.

Le musiche e i canti dal vivo in stile rock e pop hanno inevitabilmente costruito il contesto emotivo di “Juliet ≡ Romeo” veicolando forti messaggi sociali contemporanei. Dall’amore all’odio nella prospettiva sociale e individuale, dalla polita, e quindi dalle conseguenze che ricadono sulla collettività, alle relazioni che coinvolgono il singolo, compresi i rapporti complicati tra genitori e figli di qualunque epoca.

Nell’espressione teatrale della pièce sono stati magistralmente cuciti i brani della musica moderna e contemporanea come, per elencarne alcuni, “Pensa” di Fabrizio Moro, “La Cura” di Franco Battiato” e “Nothing compare to you” di Sinéad O’Connor.

“Il legame con il presente è necessario – ha spiegato il regista Sasà Neri rispondendo alla mia domanda sul rapporto con la contemporaneità –, noi non riusciamo ad affrontare nessuna tematica che riguardi il teatro che non appartenga alla nostra vita. Anche se dovessimo mettere in piedi il teatro più antico nella maniera più classica possibile, non si può prescindere da ciò che noi siamo oggi. È un po’ il fondamento dello psicodramma: il primo fondamento dice che ciò che accade, accade qui ed ora. Puoi tornare indietro nel tempo, ci puoi pensare e rivolgerti con la mente, ma rimanendo sempre con i piedi nel presente e con gli occhi al futuro”.

Un format informale, quindi, per un’esperienza unica.

Un plauso agli artisti che non hanno smesso di lavorare sul senso del teatro e sulle proprie capacità comunicative nemmeno durante l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 per far sì che lo spettacolo stesso diventasse un messaggio di rilancio.

“L’essere umano – spiega il regista– quando esce fuori al naturale non può fare a meno dei suoi bisogni primari, quindi continuare gli incontri online, discutendo e costruendo personaggi, scenari e affondando nelle radici di ognuno di noi, quello che viene fuori è che abbiamo bisogno di nascere in continuazione. Ogni volta è veramente una nascita nuova, non una nascita che si ripete, e ogni spettacolo è così. Quello che ho sentito stasera ancora mi fa battere il cuore, sono molto soddisfatto”.

Hanno contribuito alla riuscita dello spettacolo Giulio Decembrini (direzione musicale), Alice Ingegneri (azioni coreografiche). Davide Colnaghi (dizione), Riccardo Ingegneri (combattimento scenico), Davide Caputo e Ninetta Napoli (assistenti alla regia), Simone Lo Presti (ingegnere del suono) e il service audio-luci di Danilo Auditore”.

Così si è espresso il regista alla fine dello spettacolo rivolgendosi al pubblico:

Ho detto agli artisti prima di andare in scena: voi siete eroi. Voi siete andati oltre tutte le difficoltà che avrebbero fermato chiunque. Siamo andati avanti perché lo spirito di squadra ci ha tenuti molto uniti. Più di quattro mesi online, ogni giorno su ogni disciplina. Abbiamo materiale filmato per ore e ore. Ho detto ai miei artisti: voi oggi, andando in scena in piena pandemia, dimostrate che cosa significa la parola resilienza. Il teatro non morirà mai, noi stiamo aspettando che qualcuno capisca quanto il mondo abbia bisogno di teatro. Il teatro è il mondo, è la vita. In scena avete visto danzare, ballare, recitare, cantare, suonare tutto dal vivo”.

Il regista ha poi continuato ringraziando il sindaco Materia, sottolineando la natura non polita del suo discorso incentrato sul teatro: “Nonostante i suoi problemi di salute il Sindaco è riuscito a farci sentire così tanto la voglia di far sì che una traccia culturale e artistica rimanga profonda nella città”.

Ad aprire la stagione teatrale il Segretario Generale del Comune e Responsabile del Teatro Dott. Giuseppe Torre e la componente dell’Ufficio Teatro Rosaria Calderone.

La Calderone si è rivolta al pubblico sottolineando l’importanza del laboratorio teatrale inteso come un’officina di talenti del territorio, una scuola, in quanto “dove c’è scuola – ha dichiarato – c’è crescita individuale e crescita della collettività. Questo è stato il progetto che abbiamo portato a vanti in questi due anni con la collaborazione del regista Sasà Neri. Il teatro è di tutti e tutti devono poterne accedere”.

 

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