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#interviste. Deborah Gioffre’, insegnante di Pole Dance Messina: “Il confronto si è rivelato il grande punto di forza della mia scuola”

Scritto da il 11 Agosto 2020

“La Pole Dance è uno sport individuale ma quando salgo sul palco la mia squadra è con me”.

Mi risponde così Deborah Gioffrè, titolare e insegnante di Pole Dance della Vertical Passion di Messina.

Capelli rossi, sorriso radioso, personalità creativa e dirompente con un trascorso da ginnasta e tanto studio per qualificarsi tra le migliori insegnanti dell’Isola.

La Pole Dance non è soltanto uno sport individuale ma è capace di far nascere amicizie importanti nonostante la distanza geografica e, soprattutto, di sviluppare tutte quelle peculiarità che definiscono un gruppo.

Con questo obiettivo, infatti, ha sempre lavorato Deborah Gioffré: plasmare il singolo atleta prendendo in considerazione le caratteristiche fisiche e psichiche personali e inserendolo nell’ampia prospettiva della responsabilità dei rapporti di squadra.

Preferire lezioni collettive a quelle individuali, consigliarsi a vicenda, osservarsi affinché il traguardo dell’altro sia uno stimolo e non una sconfitta. Parlarsi, confrontarsi, uscire dall’ambito della palestra.

Ecco la nostra intervista

Quando comincia il vostro percorso?

Inizia cinque anni fa. All’inizio eravamo poche perché la Pole Dance a Messina, in quel periodo, era pressoché sconosciuta. Siamo cresciute con il tempo, io come insegnante e loro come atlete. Abbiamo iniziato ad esibirci in Teatro e in diversi eventi sportivi facendoci conoscere e questo ha fatto sì che aumentassero le iscrizioni. Non mi piaceva che le ragazze fossero legate esclusivamente ad una realtà di classe, così ho iniziato a organizzare le prime attività serali come cene ed eventi, ma anche incontri pomeridiani, per fare sì che le ragazze si conoscessero e iniziassero a sentirsi parte integrante di un gruppo.

C’è stata una fase in cui avete acquisito la consapevolezza di essere un gruppo?

È stato quando abbiamo iniziato la preparazione della nostra prima gara. In quell’occasione abbiamo percepito per la prima volto la realtà di squadra. In gara avevo più di un’atleta per categoria e questo ha fatto sì che le ragazze gareggiassero anche tra loro. Il confronto si è rivelato il grande punto di forza della mia scuola. Infatti ho notato con orgoglio che le allieve si confrontavano, si consigliavano e gioivano dei rispettivi traguardi. Il modo in cui stavo insegnando la Pole Dance iniziava a manifestarsi in modo palese. Anche se si tratta di uno sport individuale, ed è vero che si è soli sul palco davanti a una giuria, quando una delle nostre gareggia, tutta la Vertical Passion sale sul palco con la grinta di una squadra. Persino in trasferta, durante le gare in streaming, chi non poteva seguirci dal vivo non mancava di far sentire il proprio supporto alle atlete che avrebbero gareggiato. Non ho mai chiesto alle ragazze di vincere, ma ho sempre chiesto di dare il 110% di loro, e così è sempre stato, sul palco e tra loro.

Cosa significano per te le competizioni?

L’esperienza della competizione è una delle più belle che da maestra si possa provare. Mi emoziona vedere tante atlete meravigliose, e mi piace tanto la fase preparatoria, tutto ciò che si svolge dietro le quinte. Sarà perché siamo siciliane, sarà perché sappiamo cosa significa non avere una squadra alle spalle… noi abbiamo la capacità di aiutare e supportare anche atlete di altre scuole. Personalmente più di una volta mi è capitato di incoraggiare ragazze di altre scuole, magari alla prima esperienza, piuttosto che aiutarle con il trucco o con i capelli. Questo perché tratto le atlete come vorrei che fossero trattate le mie ragazze qualora io non potessi essere con loro.

Come avete affrontato il lockdown?

Il periodo di fermo non ha permesso di poter portare in scena lo spettacolo di fine anno. La preparazione dello spettacolo è un momento importante per lo spirito di squadra, infatti non costruisco mai esibizioni singole perché amo quelle corali, mi piace vedere le mie atlete tutte insieme su un palco contemporaneamente, ognuna con il proprio livello e con la propria esperienza, ed esibirsi in modo che ogni atleta sia la tessera di un grande puzzle. L’anno scorso abbiamo portato in scena il musical Cats e sul palco c’erano 44 poler, due cerchi, due tessuti e una pedana. Cinque classi diverse che mostravano il proprio percorso.

Rispetto a cinque anni fa come si è rafforzato il tuo gruppo?

Posso ribadire con orgoglio che le ragazze della Vertical Passion hanno formato una famiglia allargata coinvolgendo persino mariti, fidanzati, figli e amici degli amici. Adesso non potrei mai immaginare una vita senza di loro. Ovviamente siamo molti di più rispetto a cinque anni fa ed è un po’ più difficile conoscersi bene ed essere amici proprio tutti, nonostante questo le basi sono sempre le stesse: sostenersi, apprezzarsi, condividere, confrontarsi. Infatti quello che pretendo è che nella mia scuola ci sia sempre massimo rispetto e voglia di crescere.

 

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