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Costruire storie, una piazza su Facebook per la Public History

Scritto da il 14 Giugno 2019

Da pochi giorni è online la pagina Facebook “Costruire storie. Una piazza per la public history”. Si tratta di un’iniziativa che partendo, da un gruppo di storici del Dicam dell’Università di Messina (fra cui Raffaele Manduca, Placido Currò e Nino Teramo) e con la collaborazione spontanea di associazioni e di diversi operatori nel settore culturale, si sforza di coinvolgere gli appassionati di storia o chiunque possa sentirsi interessato.

Attraverso le immagini proposte sulla pagina, in questa prima fase relative ad alcuni momenti rivoluzionari o di coinvolgimento popolare della storia siciliana, in cui centrale è la sfera emozionale, si mira a costruire insieme uno spazio aperto di condivisione (da qui il rimando alla “piazza” nel nome della pagina), per la ricerca e la scrittura partecipata della storia. Il fine è quello di coinvolgere tutti coloro che vorranno dare un contributo con opinioni, materiali di diversa natura: non solo immagini o documenti, ma anche suggestioni e punti di vista diversi, riguardo gli argomenti di volta in volta affrontati o proposti dagli stessi utenti della pagina.

Il tutto si svolge nello spirito della public history coinvolgendo attivamente gruppi e singoli anche nel mondo digitale, favorendo la promozione della conoscenza storica, delle metodologie proprie della ricerca e contrastando di conseguenza possibili “abusi della storia”, cioè pratiche di mistificazione del passato finalizzate alla manipolazione dell’opinione pubblica (si veda il Manifesto della Public History italiana).

L’esperimento della pagina Facebook è un “work in progress” che sta muovendo in questi giorni i suoi primi passi e che potrà arricchirsi e rimodularsi con i contributi dei partecipanti, ha portato già qualche interessante risultato. A fine giugno i primi esiti di questa esperienza saranno anche illustrati alla terza Conferenza Nazionale di Public History a Santa Maria Capua Vetere. Per il futuro sono in cantiere altre esperienze per portare la storia, anche fuori dal mondo digitale, presso gruppi, associazioni, comunità variamente impegnate nel sociale e, soprattutto nelle scuola, da cui la storia risulta sempre marginale quando non addirittura assente.

 

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