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Francesca Incudine vola a Roma con un disco che racconta l’impegno di vivere ‘Tarakè’: delicatezza e levità dei semi nel vento

Scritto da il 10 Gennaio 2019

Francesca Incudine, ennese, targa Tenco per il miglior disco in dialetto, Premio Bianca d’Aponte e Premio della Critica Fausto Mesolella: tra le giovani realtà più interessanti della world music italiana.

Venerdì 11 alle 22:00 gennaio sarà a Roma, a L’asino Che Vola, per presentare il suo fortunato lavoro discografico “Tarakè, di semi sparsi al vento”, vincitore Targa Tenco 2018 come miglior album in dialetto.

La Incudine in questi mesi ha portato a casa anche altri importanti risultati, a partire dal Premio Bianca d’Aponte (e, nell’ambito dello stesso contest, anche il riconoscimento della critica intitolato a Fausto Mesolella).

Inoltre è stata selezionata per “Fai volare la tua musica”, il premio bandito da Alitalia, Siae e Rockol che la vede al fianco di altri 35 autori in una playlist che sarà trasmessa a bordo di alcuni voli nazionali e internazionali della nostra compagnia di bandiera.

Francesca Incudine propone un live di grande impatto muovendosi tra canzone d’autore e world music per raccontare di viaggi, di speranza, di coraggio e di cambiamento: “di semi sparsi al vento”. Semi come sogni e come segni, volati via dalla corolla del dente di leone, il tarassaco, il nuovo fiore simbolo scelto per questo nuovo percorso artistico. Brani ben piantati per terra, che raccontano storie coraggiose, amori fecondi, finestre sul reale e sul possibile, desideri e volontà. Quadri sonori dipinti dagli arrangiamenti di Carmelo Colajanni e Manfredi Tumminello, che uniscono sapientemente il suono alla parola, il pop alla world music, il siciliano all’italiano, per restituire al pubblico una trama ispirata.

Francesca Incudine, cantautrice siciliana, tra le giovani realtà più interessanti della world music italiana, è un’artista sensibile e inquieta, come il titolo del suo disco, TARAKE’ (Isola Tobia Label): una parola che deriva dal greco e significa scompiglio, turbamento, ma che si trasforma quando incontra il suffisso “akos” (rimedio), diventando “tarassaco”, il nome di un fiore che ha in sé il problema e la sua soluzione. È quel fiore conosciuto anche come soffione, che pare esaudisca i desideri quando, grazie ad un alito, i suoi semi si disperdono nel vento.

«Così, come quei piccoli semi, sono venute fuori – racconta Francesca Incudine – le canzoni di questo disco. Undici piccole guerriere che raccontano di coraggio e di come le cose cambiano solo se veramente vogliamo che cambino. Undici quadri sonori per restituire un po’ di ciò che ero e di ciò che voglio essere, rispondendo ancora una volta ad una promessa fatta a me stessa: quella di essere autentica».

E, seguendo la traiettoria dei batuffoli di tarassaco, Francesca Incudine è partita alla ricerca di storie e di emozioni da raccontare, per lo più in siciliano, nelle tracce del disco: le operaie della Triangle Waist Company di New York morte in fabbrica avvolte dalla fiamme; i dubbi di Colombo e Gutierrez che, in una immaginaria conversazione, si interrogano sulle ragioni del viaggio; il dramma dell’immigrazione e il coraggio dell’umanità; la voglia di cambiamento; la forza dell’amore quando è appartenenza e non possesso; la capacità di trasformare le “cadute” in danza; il tempo che passa vissuto con la leggerezza dell’infanzia.

 


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