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#interviste. Enrico Bandirali, insegnante di pole dance e discipline aeree: “No pain, no gain. Ci contraddistingue la passione e la voglia di realizzare i sogni!”

Scritto da il 25 Luglio 2020

Enrico Bandirali, 30 anni, originario di Cernusco sul Naviglio, vive a Barcellona di Spagna dove insegna pole dance e discipline aeree. Ha gareggiato fino al Covid-19 e ha in programma di continuare anche in Italia.

“Al momento il mio percorso professionale continuerà in Spagna dove ho la fortuna e il privilegio di lavorare in una delle scuole più grandi e più conosciute a livello europeo, se non addirittura mondiale. Feeling Woman Pole dance sport, mi ha aperto le sue porte tre anni fa e da allora con molto orgoglio ho sempre portato alto il nome dell’Accademia che mi ha visto crescere e che mi ha dato tutti gli strumenti necessari per esprimermi. Un luogo unico in cui i sogni di tanti nuovi alunni e alunne si realizzano quotidianamente”.

 

Dopo una breve introduzione, Enrico mi racconta la sua esperienza e l’iniziale sentimento contrastato dovuto al preconcetto che la pole dance fosse solo una disciplina per donne. Ma prima voglio parlarvi di un aspetto molto affascinante e d’impatto, la double pole, l’esibizione a due basata sulla complicità, che prevede un allenamento mirato, una variazione nell’utilizzo della forza e molta, molta, fiducia.

Se nella pole dance i traguardi da raggiungere, i limiti da superare e persino il peso da sollevare sono solo i nostri, nel double cambia tutto.

Bisogna trovare un nuovo baricentro, sollevare anche il peso di un corpo diverso dal nostro, in una presa gli angoli degli arti di un ballerino devono essere perfettamente combacianti a quelli dell’altro ballerino perché l’errore del singolo ricade su entrambi e tutto è divisibile o moltiplicabile per due. Compreso il successo.

Per eseguire i double perfettamente bisogna essere degli esperti perché, come sottolinea Enrico Bandirali: “Rispetto all’esecuzione individuale un doppio richiede più sforzo, più energie, più prove proprio per migliorare la coordinazione”.

Ecco la nostra intervista.

Sui social pubblichi molti double pole. Quale allenamento richiede questo tipo di performance?

Sì è vero, mi piacciono le sfide.

Nel double si lavora con la base della pole dance individuale per quanto riguarda la realizzazione delle figure che devono essere pulite, con l’accortezza ovviamente di dover calcolare quelli che sono i doppi fattori, quindi sudorazione, flessibilità e forza non solo mia ma anche della partner. Si analizzano i punti deboli e i punti di forza di entrambi e da qui si inizia a costruire una complessa coreografia. La precisione e la sincronia, oltre che a una elevata fiducia reciproca, sono la chiave di un perfetto risultato e quindi di una performance armonica.

Infatti non è possibile scegliere figure a caso e ritrovarsi poi a dover rivedere tutta l’esecuzione. Il segreto è lavorare molto sul meccanismo dei pro e dei contro.

 

Quindi la scelta di una figura è determinata non solo dalla capacità personale di realizzare una particolare presa ma entrano in gioco altri fattori, come le inclinazioni di stile e le caratteristiche fisiche dei ballerini. È corretto? 

Certo. Per esempio io posso essere più bravo in forza e non in flessibilità, allora sarò io quello che sopporterà il peso della coppia e la partner si esibirà mostrando la sua flessibilità con particolari figure.

Se siamo tutte e due bravi in flessibilità e non in forza, allora cercheremo di incastrarci per creare figure molto flessibili usando meno forza possibile. Oppure nel momento in cui io posso eseguire una figura lei può, essendo magari molto brava a ballare, realizzare un pezzo espressivo senza pertica.

Come gestite la sudorazione?

Si impara a gestire con gli allenamenti ma, in ogni caso, si prende in considerazione anche questo aspetto nella costruzione delle figure. C’è chi ha maggiore sudorazione nelle mani e chi nei piedi, chi nell’interno coscia e chi nel retro delle ginocchia, quindi si cercano figure fattibili per entrambi.

 

Quali sono le dinamiche dei double?

Ci sono due possibilità: speculari o complementari.

Le figure speculari vengono svolte da entrambe le persone nello stesso modo, infatti l’esecuzione è identica. Un ballerino può eseguire la figura prima e l’altro ballerino dopo, oppure entrarci nello stesso momento, uno nella parte alta e l’altro nella parte bassa del palo.

Le figure complementari, invece, sono basate su un appoggio fornito da uno dei ballerini. Per esempio io realizzo un figura che mi permette di avere una mano libera, per cui posso spingere il braccio della ballerina così che lei possa sganciare la mano dal palo, magari l’unico appoggio che ha con il palo, e possa eseguire la sua figura costruendo l’equilibrio sul mio appoggio. Il risultato è sicuramente una figura più sensazionale.

 

Quanto è importante lo specchio in questi casi?

Nella realizzazione delle figure speculari è molto importante. È importante anche filmarsi e guardarsi “dall’esterno”. Entrambi i ballerini devono essere il più possibile simmetrici, quasi identici o, meglio ancora, identici.

Nelle figure complementari si può lavorare senza specchio per migliorare l’affinità, ma ovviamente non all’inizio.

In ogni caso io lo specchio lo uso tantissimo a prescindere e invito le ragazze dei miei corsi a farlo. Anche se non rientra nei consigli definibili “tecnici”, dico sempre: Per far sì che l’esecuzione che state mettendo in atto sia veritiera e credibile, pensate di fare l’amore con lo specchio, piacersi e attrarsi nel momento in cui si esegue una figura è la chiave per lasciarsi andare e trasmettere tantissime emozioni. Se riesci a innamorarti di te stesso davanti allo specchio, il gioco è fatto.

Un consiglio molto bello e intenso, da applicare per amarsi di più.

Prima di parlare del tuo percorso vorrei chiederti come si fa a scegliere il partner, se ci sono degli standard da seguire.

Si tratta di scelte individuali spesso volute da motivazioni personali e affinità professionali. Possono essere due uomini, due donne o coppie miste.

Nelle coppie formate da un uomo e una donna si può giocare anche sulle proporzioni dei due ballerini.

Per esempio l’uomo può essere fisicamente più grande rispetto alla donna e questo facilita l’esecuzione di alcune prese. Anche se mi è capitato di vedere coppie che lavorano in modo inverso, nel senso che nonostante sia l’uomo ad essere fisicamente più forte, è lei a creare tutte quelle figure di carico che stanno alla base dell’esecuzione in alto, e quindi è lei a tenere tutto il peso dell’uomo. Sono performance molto impattanti. Come negli altri sport, il pattinaggio o i balli di coppia, si tende sempre a lavorare con lo stesso partner proprio per le caratteristiche che si affinano nel tempo.

 

Adesso parlami un po’ di te. Nel tuo background ci sono le arti circensi. Come ti ha arricchito questa esperienza?

Le arti circensi mi hanno sempre affascinato. La fusione di diversi stili all’interno della stessa disciplina, o addirittura l’applicare tecniche simili fra loro in diversi strumenti come trapezio, tessuti aerei, cerchio aereo e palo di pole dance è sempre stata una ricerca sorprendente e carica di entusiasmo. Ed è proprio grazie a questo mix completo del mio background che posso dire oggi di avere una visione più che completa su quelle che sono le arti aeree.

 

Quando hai sentito che la pole dance avrebbe fatto parte della tua vita?

Fin dal primissimo approccio a questa magnifica disciplina ho sentito che qualcosa in me era cambiato. Ho scoperto una grande passione e una voglia di superarmi. Sentendo così che la pole dance ormai era il perno centrale su cui ruotava la mia vita e ogni mio pensiero, qualche anno più tardi ho deciso di mollare tutto per dedicarmi completamente alla mia formazione personale e al conseguente insegnamento di discipline aeree nella scuola in cui lavoro attualmente da ben tre anni.

 

Quando è stato il tuo primo impatto con la pole dance? Hai vissuto episodi di discriminazione?

La mia prima lezione di pole dance risale al 2014. Mi ero trasferito due anni prima alle isole Canarie scappando dall’Italia per lasciarmi alla spalle una realtà personale difficile e con la voglia di cambiare completamente la mia vita iniziando ad essere indipendente. Casualmente, grazie al consiglio di un’amica sicuramente molto più alternativa e stravagante di me, sono venuto a conoscenza della pole dance. Fin dalla mia prima lezione ho notato già in me un sentimento contraddittorio legato al preconcetto “la pole dance è solo per donne”. A breve questo pregiudizio, se così si può chiamare, è cambiato velocemente rendendomi conto che c’erano altri ragazzi, sicuramente pochi nel mondo in confronto al crescente numero di donne che si stava avvicinando a questa disciplina. Ma c’erano anche gli uomini! Non ero l’unico! Inoltre la mia passione si era già fatta sentire, per cui ho continuato con perseveranza.

Poi con il tempo è avvenuto il contrario: sono stato io vittima di discriminazione. Non ho potuto partecipare ad alcune lezioni per paura delle altre ragazze. Consideravano la presenza di un ragazzo un fattore di distrazione, scomodità e soprattutto stalking sessuale. A volte ancora oggi succede che essere un professore maschio in questo settore provochi un certo imbarazzo. Ma dirò la verità: una volta provata la prima lezione e riconosciuto delle allieve il lavoro professionale che il maestro svolge, qualsiasi scomodità svanisce e rimane solo molta voglia di prenotare un’altra lezione.

Un errore molto frequente infatti, ovviamente per chi non conosce i risvolti di questa disciplina, consiste nel credere che la pole dance sia solo per donne. Inoltre cerca di femminilizzare il performer finendo per ragionare attraverso le categorie. Cosa pensi a questo proposito?

La pole dance è una disciplina per tutti. Non fa differenza e non dovremmo più farne tra di noi! Non è vero che la pole dance sia esclusivamente femminile, come non è vero che il calcio sia solo maschile. La pole dance come il calcio, sicuramente in modo diverso, danno a tutti noi la possibilità di esprimere il nostro talento indipendentemente dall’età, sesso, costituzione e preparazione fisica. Quello che ci contraddistingue è la passione e la voglia di realizzare i propri sogni!

 

Alla luce dei sacrifici fatti per diventare l’atleta e il professionista di oggi, come leggi questi episodi?

La mia esperienza di professionista mi insegna quotidianamente che senza impegno non si può costruire nulla. Sarebbe quindi un peccato che avendo un sogno e volendolo realizzare impegnandosi a fondo, ci si possa far demoralizzare o, incluso, abbattere da pregiudizi o discriminazioni come quelli anteriormente discussi. Una frase classica del mondo della pole dance “no pain, no gain” ci insegna e ricorda che non c’è risultato senza sforzo!

 

Grazie di cuore Enrico per la tua gentilezza e disponibilità!

Grazie a te Valentina!

 

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