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#recensione romanzo. Il coraggio di cambiare in “L’amore in un bagaglio a mano” della Fasolo

Scritto da il 31 Dicembre 2020

L’amore in un bagaglio a mano è il romanzo d’esordio dell’imprenditrice Giulia Carmen Fasolo, Edizioni Smasher 2017-2018, per la Collana narrativa Orme di inchiostro. Scritto nel 2017 per dare un sostegno molto importante al Centro Antiviolenza di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) “Frida Onlus”, aperto ogni giorno e rivolto ad accogliere tutte le donne che ne fanno richiesta. Il romanzo ha avuto sin da subito un grande successo arrivando alla terza ristampa. Disponibile anche il formato eBook.

La quarantenne Marina Di Blasi vive a Barcellona Pozzo di Gotto, città del Messinese, tracciando sul territorio, ogni giorno, lo stesso percorso: da casa alla triste e fastidiosa Redazione per la quale lavora, dalle amiche “confortanti e stabili come un albero maestro” allo psicoterapeuta. Anche nella sua mente è così: cambiano le situazioni e le persone che incontra, ma lei si comporta sempre allo stesso modo, sommando gli errori e gli amori sbagliati. Ripercorre le stesse modalità di pensiero, ci cammina dentro all’infinito, lascia i rapporti in sospeso senza riuscire a intravedere la fine, quel punto di chiusura che porta a un nuovo inizio, crede di poter sfuggire da tutto questo immergendosi nello shopping compulsivo, per poi ritrovarsi sempre al principio.

presentazione del 2017

Marina è un personaggio intelligente e cosciente, a farcela amare è proprio la sua capacità di autocritica e lo sguardo ironico con il quale vive ogni giorno, e che l’aiuta a sopportare i grandi e i piccoli intoppi della vita.

Ciò che cerca Marina è il suo posto nel mondo, e di conseguenza la serenità, provando a fare ordine nella sua vita. Per questo motivo si avvale dell’aiuto dello psicologo Diego Calvo che, per usare le parole dalla protagonista “è calvo per davvero”.

Nella vita di Marina esistono altre due presenze maschili, Daniele e Simone, altrettanto misteriose. Del primo sappiamo che è stronzo, del secondo che probabilmente non si chiama neppure Simone. Daniele vive nella mente della protagonista, è un ricordo che ha la prepotenza di esserci nel presente; il secondo vive nel mondo virtuale dicendo di trovarsi a Cuba.

Il pensiero e il virtuale, due piani astratti che, legati insieme, lastricano la strada sulla quale si muove Marina, arrivando a un finale del tutto sorprendente quanto irriverente, audace e incisivo, che spiazza letteralmente il lettore.

Il romanzo è molto scorrevole e coinvolgente, si legge d’un fiato. E l’intelligente ironia che lo attraversa lascia spesso il sorriso, nonostante le situazioni. L’autrice si cala nella vita della protagonista e mostra al lettore la visione del mondo di Marina. Per farlo gioca molto con il linguaggio, lo ricrea per svelare l’intimità del personaggio, spezza e articola i periodi secondo questa logica.

“La stesura del romanzo è stata molto particolare – fa sapere la Fasolo. – Avevo scritto una storia molto diversa, di oltre 200 pagine. Alla fine ho deciso di cestinare tutto e di ricostruire la storia. Non è stata del tutto una scoperta per me, per scriverla ho attinto alla realtà. Ovviamente non si tratta di una perfetta autobiografia, molti fatti sono romanzati. Sai che noia scrivere e leggere di me! Però la protagonista ha tante caratteristiche che mi appartengono: l’ironia, ad esempio. Ma anche il temperamento, la battuta sempre pronta e le espressioni qualche volta un po’ irriverenti. Ma, soprattutto, Marina Di Blasi ha il mio modo di guardare il mondo e andarci a fondo, la ricerca di una dimensione. L’ispirazione è partita da un’esigenza specifica: voler fare una donazione al Centro Antiviolenza. Scrivere un libro, metterlo in vendita e devolvere tutto al Centro “Frida” mi sembrava il giusto modo”.

Il tema è la ricerca, la risoluzione al male di vivere, il viaggio proiettato a un preciso contesto, quello che magari abbia la giusta inclinazione per noi. Poco importa se non sia ordinario per l’opinione comune, purché abbia la taglia giusta.

L’amore c’entra sempre, ma in modo trasversale, naturale ed epurato dagli edulcoranti della letteratura romantica. Come in ogni viaggio, l’orizzonte non è mai definito ma appare sfumato come lo sfondo della copertina del romanzo. Con al centro una donna in cammino con un bagaglio a mano, dove all’interno ci mette l’amore per se stessa.

Il romanzo, emblema dell’individualità particolare e irripetibile di ognuno di noi, spinge a guardare oltre la superficie del corpo, scavalca gli stereotipi e la quotidianità, insegnando qualcosa che abbiamo solo a livello teorico: il coraggio di cambiare la nostra vita, e di farlo prendendo un solo baglio, quello che puoi portare con le tue mani.

Marina è il riscatto, il viaggio interiore – chiarisce l’autrice – la capacità di darsi ancora una possibilità nella vita. Quando pensiamo che tutto sia finito, che ogni perdita sia così devastante da non riuscire a riemergere, a farcela, a “ripristinare” la propria serenità, ecco che dentro di noi dobbiamo dare ascolto sì al dolore, anche legittimando le nostre fragilità, ma non dobbiamo spegnere la fiammella che resta accesa e ci rende vivi. Diamoci un’altra possibilità di vita, di speranza. Il bicchiere di Marina non è mai mezzo vuoto, è mezzo pieno e la metà vuota viene vista in prospettiva di riempirla. Mi piacerebbe che il lettore avesse questa idea: tutti possiamo farcela ancora, anche quando tutto sembra perduto, possiamo ritornare a camminare e con più forza e coraggio di prima”.

 

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