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Disposta misura cautelare per tre dirigenti medici di Messina.

Scritto da il 30 Settembre 2021

I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina,in base alla misura cautelare disposta dai Giudici del Tribunale di Messina, hanno provveduto al sequestro preventivo del profitto dell’ipotesi di reato di peculato e truffa aggravata per una somma complessiva di oltre 65.000 euro nei confronti di tre dirigenti medici in servizio presso un noto nosocomio cittadino, risultati responsabili dei reati di peculato, truffa aggravata e falso in atto pubblico.

Gli elementi indiziari acquisiti, con riferimento ai due dirigenti medici, D.F.C. cl. ’55, endocrinologo e S.S. cl. ’56 cardiologo, hanno consentito di ricostruire un solido quadro indiziario, i cui esiti, a detta del Giudice delle Indagini Preliminari, “costituiscono una sicura conferma alla sistematica attività di visite in studio privato” (non autorizzata), in quanto sono stati “trovati pazienti in attesa di essere visitati, agende e strumentazioni che comprovano la suddetta attività”.

Per uno dei tre indagati, M.F. cl. ’69, il Giudice per le Indagini Preliminari ha poi ritenuto fondata l’ipotesi di truffa aggravata ai danni dell’Ente pubblico, per la percezione dell’indennità di esclusività, avendo ingannato il datore di lavoro per non aver rispettato l’obbligo di unicità d’impiego.

Nello specifico sono stati contestati:

i pagamenti ricevuti in contanti direttamente nelle mani dei medici.

la falsità in atto pubblico per aver, in alcune circostanze, attestato visite prestate in ospedale, mentre i pazienti venivano ricevuti presso uno studio privato esterno al nosocomio;

la percezione indebita della indennità aggiuntiva stipendiale.

È bene specificare che la disciplina dell’ALPI, riguardante l’attività libero professionale espletata dal medico, fuori dall’orario di lavoro, su libera scelta e su richiesta dell’assistito pagante, oltre a dover essere oggetto di espressa autorizzazione, prevede che l’utenza prenoti la visita tramite il Centro Unico di Prenotazione della struttura aziendale (cd. C.U.P.) e, prima della prestazione, il paziente provveda al pagamento all’ufficio ticket dell’importo dovuto, secondo apposito tariffario predeterminato dall’ospedale pubblico; il medico riceve gli emolumenti di sua pertinenza direttamente in busta paga.

Nell’ambito delle indagini sono stati sentiti anche i pazienti, i quali, nella quasi totalità dei casi, confermavano di aver versato i contanti direttamente nelle mani dei medici professionisti per un importo complessivo tra gli 80 e i 150 euro, senza aver effettuato alcuna prenotazione al C.U.P. e senza ricevere, all’atto del pagamento, alcuna ricevuta delle somme pagate, quindi direttamente intascate dal medico e non dichiarati al fisco.

L’odierna attività di servizio, testimonia l’impegno profuso quotidianamente dalla Guardia di Finanza e dalla Procura della Repubblica di Messina al servizio della collettività, anche nell’importante settore della tutela della salute pubblica, affinché le risorse dei Cittadini siano destinate al benessere di tutti in maniera onesta.

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