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“L’inquinamento da plastica nei mari”. Carmelo Isgrò interviene a Striscia la notizia

Scritto da il 6 Febbraio 2020

“Per tenerle e galla [sistema di reti illegale] i pescatori mettono tantissima plastica che poi, durante le mareggiate, quando i F.A.D. (Fisching Aggregating Devices) vengono distrutti, la plastica si disperde in mare e si va ad accumulare a quella già presente nei nostri fondali”.

Così il biologo milazzese Carmelo Isgrò per la seconda volta interviene a “Striscia la notizia”, in onda su canale 5, durante il servizio “L’inquinamento da plastica nei mari” in “Ambiente giovani”, per parlare della maggiore fonte di inquinamento del mediterraneo, appunto, la plastica. Due terzi della plastica in mare, infatti, deriva da attività marittime. Solo un terzo da oggetti di uso comune.

Il biologo, durante un’immersione, spiega il funzionamento della pesca illegale, i F.A.D., chiamati anche “caponare”. Il sistema è atto a pescare diverse specie di pesci, dai più piccoli ai più grandi, ed è costituito da una foglia di palma tenuta in superficie da bidoni di plastica, finalizzata a creare una zona d’ombra che diventa il riparo ideale dei pesci. Una trappola circondata da un sistema di reti già predisposte che, al momento opportuno, si stringe introno alla zona d’ombra.

A combattere la pesca illegale, oltre ai tanti volontari delle piccole associazione e ai pescatori in attesa del decreto mare, ci pensa “Sea Shepherd”, un’organizzazione senza scopo di lucro che, insieme alla Guardia Costiera e alla Guardia di Finanza, si occupa di ripulire i fondali recuperando la plastica usata dai pescatori. Quest’anno, come spiega il Presidente dell’Associazione Andrea Morello, sono stati prelevati 130 kg di spago di polipropilene utilizzato per la pesca illegale.

Il biologo Carmelo Isgrò ritrovò un capodoglio sulle coste di Capo Milazzo, vittima di una rete illegale a largo delle Isole Eolie nel 2017, morto dopo una lunga agonia. Durante il processo di scarnificazione per recuperare le ossa, il biologo ha riscontrato molta plastica nella pancia del capodoglio che, ribattezzato con il nome di Siso, è diventato un forte simbolo della lotta alla plastica. (Siso Project)


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