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Fatture false: maxi truffa ai danni dello stato.

Scritto da il 24 Settembre 2021

Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Messina hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale e reale, ponendo agli arresti domiciliari tre soggetti e notificando l’interdizione dall’esercizio dell’attività di impresa, in qualsiasi forma, per la durata di un anno, per altri otto soggetti, nonché sottoposto a sequestro somme per un valore di circa mezzo milione di Euro.


Nel dettaglio, le investigazioni delegate dalla Procura della Repubblica di Patti, consentivano di individuare nei pattesi S.P.G. cl. 71 e L.C. cl. 80 e nel gioiosano I.G.R. cl. 91, i membri di una complessa e strutturata associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato, all’emissione ed utilizzo di fatture ellecite fino alla frode fiscale. Responsabili di svariati illeciti penal-tributari, dall’occultamento e/o distruzione di scritture contabili all’omessa presentazione delle dichiarazioni dei redditi.

Più in particolare, le indagini esperite dagli specialisti economico-finanziari della Tenenza della Guardia di Finanza di Patti evidenziavano come i rapporti economici attenzionati risultassero connotati da evidenti profili di anomalia: opere edili mai realizzate, falsi preventivi di spesa, macchinari mai acquistati, il tutto artatamente costruito per indurre in errore gli istituti di credito eroganti.

Ancora, le investigazioni svolte consentivano di appurare, l’assenza di qualsiasi profilo imprenditoriale da parte degli amministratori di diritto e l’inesistenza delle sedi delle società emittenti/riceventi la documentazione commerciale, in quanto sprovviste di reale struttura logistica/aziendale, in molti casi rivelatesi mere domiciliazioni riportanti solo il nominativo della società, addirittura senza conto corrente aziendale, così riconducendo la direzione delle medesime a classiche “teste di legno”, prestanomi che, allettati dai facili guadagni si rendevano disponibili ad assecondare l’organizzazione oggi repressa.

Tutte attività d’impresa soggettivamente ed oggettivamente interconnesse per la ritenuta fittizietà di numerosi rapporti economici intercorsi tra le stesse, formalmente attive in eterogenei settori d’impresa, dal commercio all’ingrosso di altri prodotti alimentari, all’attività di stampa, al commercio di macchine e attrezzature, alla costruzione di edifici e sino all’attività di catering e ristorazione, il tutto finalizzato all’ottenimento di ingiusti profitti.

Solo sulla carta i 4 progetti d’investimento, per un importo totale pari ad oltre un milione di euro, avrebbero dovuto essere destinati alla realizzazione di pasta “bio” di elevata qualità, prevedendo anche la ristrutturazione – poi rivelatasi “fantasma” – di un opificio industriale ubicato in provincia di Enna, addirittura prevedendo la digitalizzazione dell’azienda e millantando l’introduzione di sofisticati e moderni macchinari, nella realtà mai acquistati dalla capofila.

 

In ultima analisi, il competente G.I.P. del Tribunale di Patti, sulla scorta del convergente e grave quadro indiziario documentato dalle indagini dei Finanzieri e sostenuto dalla Procura della Repubblica di Patti, si determinava a disporre le odierne misure restrittive, tenuto altresì conto della personalità degli indagati, indicativa “di uno stile di vita proteso al conseguimento di ingenti facili guadagni”.

L’odierna operazione conferma l’impegno profuso dall’Autorità Giudiziaria pattese e dai Finanzieri del Comando Provinciale di Messina al servizio della collettività, anche nell’importante settore della tutela del libero mercato, della salvaguardia degli interessi pubblici, della correttezza imprenditoriale e del regolare assolvimento degli obblighi contributivi.

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